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Teatro Rossini

Lugo (RA)

Il sipario in velluto FOT - Otello con NDA - Decorazioni applicate e dotato di meccanismi per Sipario alla greca e Sipario all'italiana.Viene così descritto dal grande scenografo modenese Koki Fregni (1930-1994), progettista delle opere di scenotecnica ripristinate dal restauro del 1986.«L'arlecchino e il sipario, sicuramente confezionati nel periodo fra le due guerre, presentavano una tale povertà di materiali e di esecuzioni che sarebbe stato assurdo riproporre.Si è allora fatta una attenta analisi e si sono introdotti, anche per ragioni di sicurezza, materiali a norma.Si è sostituito l'ornamento dipinto con quello ricamato e riportato.Si è rifatta l'araldica del comune a bassorilievo ricamato ...»
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«... e NFR - Frange e NAG - Agremani, NFI - Fiocchi e nappe sono stati applicati con moderazione, anche per non prevaricare la misura che per fortuna appartiene alla sala.Si è ricorsi all'impiego di una motorizzazione silenziosa a velocità variabile per consentire un'apertura all'italiana o imperiale, come del resto è tradizione nel teatro d'opera (quanti si sono pentiti di aver rinunciato a questo meraviglioso movimento). Nello stesso tempo e con gli stessi mezzi l'apertura è possibile anche alla greca, molto più adatta agli spettacoli di prosa.» L'apertura del Sipario all'italiana è stata realizzata con un sistema motorizzato su misura ...
... mentre per il funzionamento del Sipario alla greca è stato installato un sistema a binario Laser.Il sipario è aperto sulla Muta di scena confezionata in panno COS - Oscurante nero.Pier Luigi Cervellati, docente alla Facoltà di Architettura di Venezia, al termine dei lavori dichiarerà i principi ispiratori delle linee guida di quello che, più che un restauro, per la fedeltà osservata al ripristino di una situazione preesistente ...
... può essere definito un'operazione di manutenzione conservativa, nonostante l'edificio versasse in condizioni particolarmente degradate.«... il migliore complimento a cui auspichiamo sarà quello che dirà: ''Il teatro non sembra neppure restaurato.È questo il teatro di sempre, quello che avevamo nella nostra memoria''.Ovvero: ''È il teatro che immaginavamo fosse, pur non avendolo mai visto''.»
La pianta, con la forma della cavea a campana, è quella disegnata dall'architetto ticinese Francesco Ambrogio Petrocchi (1706-1778), che nel 1759 costruì le opere murarie esterne, il tetto, e terminò forse la facciata.Petrocchi era in disputa per il progetto dell'interno del teatro con l'architetto bolognese Scandellari, e la disputa dovette essere così accesa da suggerire agli amministratori lughesi, per porle fine, di affidare l'ultimazione del teatro nientemeno che all' ''architetto imperiale di Carlo VI imperadore'' Antonio Galli Bibiena, tra i maggiori architetti e scenografi italiani del '700 (si dedicherà successivamente ai lavori del Teatro Comunale di Bologna, iniziati nel 1763, e a quelli del Teatro Scientifico di Mantova, iniziati nel 1767).
Questa pianta, con la curva della cavea ridisposta a ferro di cavallo, è invece quella della ristrutturazione eseguita nel 1819 dall'architetto mantovano Leandro Marconi (1763-1837), che oltre a cambiare la curva dei palchi aggiunse il loggione e modificò la struttura del boccascena, conferendo al Teatro Rossini l'aspetto ripristinato dal restauro del 1986.Ma le proporzioni dell'edificio teatrale rimangono quelle originarie della struttura progettata dal Petrocchi che, ad oggi intatta, mostra un rapporto metrico e modulare della planimetria - che trova corrispondenza anche nell'alzato - in cui alla cavea e al palcoscenico sono riservate le identiche perfette proporzioni.
Il confronto tra la sezione trasversale del Petrocchi e quella del progetto di restauro del 1986 conferma come l'impianto strutturale del 1759 sia giunto ai nostri giorni sostanzialmente invariato.La differenza più evidente riguarda l'appiattimento della volta della sala, introdotto dal Marconi nel 1819 con lo scopo di inserire un loggione sopra al quarto ordine dei palchi.Inaugurato ufficialmente nel 1761, il teatro fu dedicato nel 1859 a Gioachino Rossini (1792-1868) per celebrare il legame che unì il genio pesarese alla città romagnola in cui visse, ancora ragazzo, dal 1802 al 1804.
Questa è l'unica traccia rimasta a documentare l'originario aspetto dei palchi come li aveva progettati il Bibiena, che conservò la curva a campana così come la aveva progettata il Petrocchi.Si tratta del dettaglio di una tavola commissionata all'Istituto Albrizzi di Venezia nel dicembre del 1764.Così Cervellati commenta l'opera del Bibiena a Lugo:«... interviene su molte cose, ma sopratutto opera nel fare le scene, il boccascena, le decorazioni dei palchi.Il suo intervento deve essere stato determinante per ciò che riguarda il risultato finale della sala e grande deve essere stato il suo lavoro di superficie, di decoratore e scenografo, ma circa la struttura e l'impostazione della sala e dei palchetti, oltreché del palcoscenico ...»
Il Teatro Rossini è un teatro all'italiana con sala a ferro di cavallo, quattro ordini di palchi e un loggione, 500 posti.
È uno tra i teatri all'italiana di più antica origine oggi conservati.
1759
Costruzione delle strutture
Francesco A. Petrocchi - progetto
1760
Realizzazione degli interni
Antonio Galli da Bibbiena - progetto
1819
Rifacimento degli interni
Leandro Marconi - progetto
1855
Rifacimento delle decorazioni in stucco
Benedetto Crescentini - decorazioni
1986
Restauro
Pierluigi Cervellati - progetto e direzione lavori
Koki Fregni - progetto della scenotecnica

Materiali usati in questa realizzazione

2MS - Motore S

Motori per sistemi a binario

COS - Oscurante

Panni e oscuranti

FOT - Otello

Velluti

Graticcio

Tiri di scena

Mute di scena

Fondali acustici

NAG - Agremano

Passamaneria

NBT - Bordo traforato

Passamaneria

NDA - Decorazioni applicate per tessuto

Passamaneria

NFR - Frange

Passamaneria

Rocchettiera a graticcio

Tiri di scena

Sipari all'italiana

Tipologie di sipario

Sipari alla greca

Tipologie di sipario

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