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Teatro alla Scala, ''Teneke''

Milano

Il contrasto tra l'acqua delle risaie, che Arnaldo Pomodoro ha stilizzato con il tappeto specchiante TST - Silviastar, e il tormentato groviglio di linee che i laboratori scenografici del Teatro Alla Scala hanno modellato consolidando le superfici con abbondanza di GGI - Siria.Fabio Vacchi ha tratto spunto dal racconto Teneke che lo scrittore turco di origine curda Yashar Kemal (Hemite, Turchia, 1922) scrisse nel 1955.Vacchi, in linea con le intenzioni dichiarate fin dall'inizio del proprio percorso musicale, quelle di scrivere musica per chi non ascolta musica contemporanea, sfondando le barriere che limitano l'utenza alla cerchia degli adepti, ha aggiunto interventi elettronici alla partitura che hanno reso ancora più coinvolgente l'atmosfera creata dall'insieme di solisti, grande coro e grande orchestra.
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La scena, costituita da un grande piano inclinato ricoperto prima da elaboratissime concrezioni, poi dall'argenteo tappeto TST - Silviastar, ricorda il contrasto tra le superfici perfettamente levigate e le ripetizioni di segmenti e di complessi ingranaggi che caratterizzano le serie dei solidi euclidei (sfere, coni, ecc.) a cui Pomodoro ha dedicato parte della propria produzione fin dagli Anni '60.Procedendo verso le tenebre dell'orizzonte, il piano inclinato si spezza in cinque gradini, quasi delle terrazze che consentono l'accesso ed il passaggio degli attori.I gradini sono rivestiti con il tappeto specchiante ma in modo tutt'altro che asettico, perché posato ruvidamente, a riquadri spiegazzati, in modo di rappresentare il riflesso delle risaie senza poesia, quasi con durezza.
Nella scena, dominata dai riflessi notturni sul tappeto TST - Silviastar, una guardia corrotta apre una chiusa facendo riversare l'acqua nei campi, mentre la parte bassa della scena è invasa dal fango, abilmente creato con della juta AJT - Hessian opportunamente lavorata.Teneke narra dell'introduzione forzata della coltura del riso, molto più redditizia di quelle tradizionali ma portatrice di malaria e di morte, che sconvolge una comunità di contadini dell'Anatolia turca.L'arroganza del potere, grazie a trucchi e corruzione, avrà la meglio sulla resistenza dei contadini, i cui terreni verranno allagati e le cui vite verranno invase da fango, zanzare e febbri malariche.
Evidente e molto interessante, da un punto di vista scenografico, il contrasto tra materiali grezzi e naturali (la juta AJT - Hessian, la tela ATS - Toscana) e materiali artificiali e patinati (il tappeto TST - Silviastar), dai riflessi spesso freddi e inquietanti.
La vicenda si intreccia con quella personale del kaimakam (governatore provinciale) Fikret Irmaklï, un giovane al primo incarico che non riuscirà ad opporsi in alcun modo alla prepotenza dei produttori di riso senza scrupoli che otterranno il monopolio del territorio ai danni dei contadini.Il racconto di Yashar Kemal prende il titolo dal nome dei grossi tamburi di latta, i teneke, il cui frastuono accompagnerà per scherno la partenza del giovane kaimakam quando lascerà l'incarico, sconfitto dai latifondisti.
I riflessi di rossa luce crepuscolare delle risaie dominano lo sconforto del kaimakam e dei contadini.In questa serie di immagini a luce serale e notturna non è visibile il grande Fondale retroilluminato largo 23,60 m e alto 15,80 m che è stato impiegato dall'allestimento per simulare la luce diurna del cielo.Il fondale è stato realizzato con il film per retroproiezioni RTE - Temporale.
La scena è coperta di tappeti in tela ATS - Toscana naturale dipinta, mentre cascate di fango realizzate in juta AJT - Hessian sembrano scendere dalle risaie.Il kaimakam, in basso a sinistra, e il coro dei contadini.I personaggi e i temi trattati dal racconto di Yashar Kemal sono particolarmente vicini alla sensibilità di Ermanno Olmi, che ha sempre avuto un occhio di riguardo per la vita contadina.La collaborazione tra il regista de L'albero degli zoccoli e Arnaldo Pomodoro aveva già dato risultati di assoluto rilievo, negli allestimenti per la lirica, con l' Otello del 1997 del Teatro Regio di Torino e con Un ballo in maschera, rappresentato nel 2005 all' Opernhaus di Lipsia.
Acqua e fango, TST - Silviastar e juta AJT - Hessian.La rassegnazione dei contadini turchi al loro destino è sottolineata dal finale che Vacchi affida alla sola musica, consegnandole però all'epilogo un messaggio di inattesa apertura che contrasta l'ineluttabilità della vicenda.Il male ha vinto, a governare il mondo non sono le leggi ma il potere, non l'onestà ma la furbizia e l'assenza di scrupoli.La lotta, tuttavia non è finita, e non tutto è perduto, se la resistenza continua, domani le cose potrebbero andare diversamente.
Opera in tre atti
Musica
Prima
Milano, Teatro alla Scala, 22/9/2007

Scenografia,
costumi

Allestimento
Stagione
2006/2007

L'azione narrata dallo scrittore turco Yaşar Kemal si svolge negli Anni '50 tra i contadini dell'Anatolia, ma l'universalità della metafora ne consentirebbe la trasposizione in qualsiasi ambientazione dei nostri giorni.

Materiali usati in questa realizzazione

AJT - Hessian

Garze

Arnaldo Pomodoro

Alcuni Maestri

ATS - Toscana

Tele

COT - Oscurante Teatro

Panni e oscuranti

Fondali retroilluminati

Fondali vinilici: tipologie

GGI - Siria

Garze

TST - Silviastar

Tappeti per danza

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